mercoledì 20 aprile 2011

Scelte, coerenza, tempo.

Nella vita si fanno delle scelte. E ci insegnano che se si è coerenti con le proprie scelte si sta bene con se stessi. E ci dicono anche che non scegliere è essa stessa una scelta. Su questa seconda parte sono d'accordo ma sulla prima no.

E' vero che quando si è coerenti con se stessi si hanno maggiori possibilità di essere felici, come se non si dicono bugie si ha meno probabilità di vivere nella paura e nel rimorso. E' vero, ma non è sempre così. A volte si fa una scelta che sia coerente con il proprio stile di vita, con le decisioni prese in precedenza e nonostante ciò non si è felici. Perchè per essere coerenti, per non sentirsi in colpa, si sta rinunciando a un desiderio, a un'idea, a una possibilità che abbiamo deciso di precluderci perchè mutare direzione significherebbe cambiare, abbandonare le proprie certezze che si sono fatte piccole, strette e anguste ma restano pur sempre rassicuranti. Siamo esseri abitudinari, è questa la triste realtà. E il nostro amore per l'abitudine ci rende ciechi verso ciò a cui stiamo rinunciando per che cosa? Per mantenere in piedi che cosa? Un castello di carta?

A volte mi sembra davvero di lottare con le unghie e con i denti per difendere qualcosa che esiste solo nella mia testa, che è soddisfacente solo nella mia testa, perchè se mi chiedo con onestà se sono felice, se ciò che ho è quello che voglio, in questo momento in tutta sincerità non posso rispondere "sì". Sono piena di dubbi e di confusione, di idee intrappolate che non hanno il coraggio di diventare reali. Perchè io non le lascio diventare reali, in modo da restare coerente con quello che ho stabilito in precedenza.

Non sono mai stata brava a fingere, e non sono nemmeno mai stata paziente. La saggia frase "dai tempo al tempo" purtroppo non caratterizza la mia esistenza. Io non riesco a fingere gioia quando non la provo, nè soddisfazione quando questa manca. E ormai mi avvicino a un'età in cui sembra che i compromessi siano qualcosa di inevitabile, che i sogni dell'adolescenza non si realizzeranno mai e la realtà è qualcosa di ben diverso rispetto a quello che avevo immaginato. Però c'è una parte di me che non si arrende. Che non accetta la routine e le mezze felicità. Non riesco a convincermi che questo sia davvero il meglio a cui posso aspirare. Mi sembra che ci sia qualcosa di infinitamente più grande e appagante a cui aspirare rispetto a quello che sto vivendo adesso. Eppure resto dove sono. E non sono felice. E sono coerente ma non sono felice, perchè mi manca ancora quel coraggio necessario a cambiare le cose, cambiarle sul serio anche se significa perdere quel castello di carta e ricominciare da zero. Questa è proprio una di quelle situazioni in cui bisognerebbe dare tempo al tempo...

giovedì 14 aprile 2011

Hasta siempre comandante

Questa sera, quello che sento è solitudine e tristezza. Tanta solitudine e tanta tristezza. E ascolto Chris Isaac che canta Wicked Game e vorrei stare un po' dentro quella canzone e basta, e non sentire niente, non sentire mancanze, desideri, necessità, sentire le note e basta.

Essere considerati forti ha i suoi lati negativi. Gli altri pensano sempre che tu ce la faccia, che vada benissimo così, che ti passerà la malinconia, che non è granchè. E tu anzichè chiedere aiuto fai finta che sia tutto a posto, che vada tutto bene, perchè non vuoi essere quella che ne ha sempre una, che si lamenta, che non è felice. Che poi ti impunti, come una bambina di 3 anni e dici: "ok, se non ci arrivano da soli a capire che ho bisogno di conforto non mi metto certo a spiegarglielo io."

Così tu non spieghi, non dici. Ma alla fine, ha davvero senso spiegare l'ovvio? Si devono davvero spendere delle energie per spiegare cose che per noi sono più che ovvie? Mi sento tanto stanca, stanca dentro e profondamente scoraggiata. Forse sono io che non sono in grado di trasmettere i miei stati d'animo, che non sono efficace nella comunicazione, sono io che sbaglio.

E' stata una giornata dura, dire addio a Fabio, guardare quella cassa che conteneva il mio amico, quella chiesa che non riusciva a contenere tutta la folla di persone che aveva condiviso una parte della propria vita con un ragazzo così stupendo. Pensare che lui era lì, dentro quella cassa con il corpo ma sperare e pregare profondamente che la sua anima non fosse andata persa, che non fosse morta con il corpo e che sarebbe ritornata su questa terra splendida almeno quanto prima. Oh Fabio, che persona che eri! E io vorrei tanto in questo momento condividere il mio dolore con qualcuno che mi abbracci e stia in silenzio insieme a me, che asciughi le mie lacrime, invece sono qui a pensarti da sola, pensare a te solo a tua volta in quel cimitero con il vento freddo che sferza la valle. Non ho parole per esprimere come mi sento, il vuoto che sento, quanto mi sento sola nel profondo. Vorrei poterti chiamare e chiederti se facciamo un salto al Bibe, a fare due chiacchiere. E invece non posso farlo. Mi mancherai amico mio, mi manchi e continuerai a mancarmi e continuerò a pensare al tempo che avrei potuto passare insieme a te e invece non l'ho fatto. Una cosa me l'hai insegnata, la vita è troppo breve per essere infelici. Hasta siempre Fabietto.