mercoledì 14 settembre 2011

Frammenti

Facebook mi ricorda che in un certo giorno, non si sa quale, del 2009 "Non ero convinta". Chissà che cosa non mi convinceva...

Oggi sono convinta che accada che non butti via un kleenex stracciato nella borsa perchè ti ricorda qualcosa. Anche un frammento sfilacciato di fazzoletto può ricordare qualcosa.

E questo al momento è tutto quello che ho da dire, perchè è stata una giornata intensa, ricca di parole, in realtà ridondante di parole e ora basta, è il tempo del silenzio. E' il tempo di pensare che al mare leggevo di più, sorridevo di più, dormivo di più. Insomma al mare ero una persona migliore.

domenica 11 settembre 2011

Commuoversi alla Feltrinelli.

Ieri pomeriggio è stato uno dei migliori pomeriggi della mia vita. E come spesso accade è nato da qualcosa di molto semplice. Non è necessario strafare per provare benessere. Su questo concetto dovrei aprire mille parentesi riguardo alla nostra attuale società e quant'altro ma le lascio per un altro momento. Tornando a ieri... ieri pomeriggio ho accompagnato un mio amico alla ricerca di regali per la fidanzata. Prima siamo andati in un negozio di abbigliamento assolutamente delizioso, Camera 17, dove mi sono prestata a fare la modella per azzeccare la taglia di una maglia che si sa... se la tua base è a Oslo, tornare a cambiare una maglia a Torino presenta le sue difficoltà. E fare la modella è sempre gratificante quindi una si presta anche volentieri. Compiuta la missione maglia abbiamo passeggiato per via Roma, siamo entrati in vari negozi, abbiamo chiacchierato e riso tanto, davvero tanto. Siamo poi finiti alla Feltrinelli perchè lui, dopo averle comprato i cioccolatini, era alla ricerca di un libro per aiutarla a migliorare il suo italiano. E lì è successo, lì mi sono commossa. Di sabato pomeriggio nella libreria affollata, di fronte alla scala mi si sono velati gli occhi di lacrime ed è iniziato un pianto sussurrato. Il mio amico, che sa, come dimostrato test scientifici, che abbracciare una persona che sta per diventare qualcosa di molto simile alla fontana di Trevi rischia di innescare appunto lo scoppio del pianto a dirotto mi ha prontamente messo una mano sulla spalla per rassicurarmi, mentre io mi scusavo ma mi aveva proprio fatto commuovere. Mi sono commossa perchè ho davvero visto l'essenza dell'amore. Il desiderio di rendere la persona che ami felice, di soddisfare i suoi desideri, di prestare attenzione alle sue esigenze, dedicandole un intero pomeriggio dopo aver osservato, pensato e capito che cosa la rende felice. E adoperandoti perchè questo accada. Così sì, mi sono commossa a vedere tutto questo, a vedere un amore maturo, adulto, autentico, che non ha bisogno di giochini, mezze verità o sterili bugie. E mi sono rammaricata nel guardare me stessa e nel vedere tutto ciò che mi sono fatta mancare. Noi donne siamo stupide, pensiamo che le briciole possano essere abbastanza ma le briciole bastano per le formiche e noi non siamo formiche. Per quanto possiamo dimagrire e ridurci pelle e ossa in nome di una società che ci vuole magre a ogni costo, saremo sempre più grandi delle formiche.

Questa sera nello spettacolo teatrale che ho visto ho sentito una frase che ben sintetizza i meccanismi che regolano molte coppie, la frase più o meno era questa: "Lui si comporta sempre da stronzo, poi una volta fa un sorriso e sembra sia avvenuta la moltiplicazione dei pani e dei pesci". Già. E una è cretina e si aggrappa a quel sorriso senza calcolare tutto ciò che circonda quel sorriso. Non credo che gli altri ti trattino bene perchè tu li tratti di merda. Insomma, credo che il vecchio adagio "in amor vince chi fugge" sia vero solo fino ai 17 anni in generale e poi resti vero solo per chi ha una forte componente autolesionista. Se una persona non c'è mai emotivamente, non si prende cura di te, non ti illumina i giorni, non ha senso che stia nella tua vita. Credo invece che alcune cose, quelle belle, avvengono quando pensi di meritartele. Quando la tua autostima è a un livello sufficiente da permetterti di capire che non sei una formica.

La serenità è qualcosa che riguarda noi stessi, la nostra interiorità, il nostro equilibrio e non dovrebbe abbandonarci mai, ma la felicità è un'altra cosa. Per quella che è la mia esperienza la felicità nasce dalla condivisione, è difficile che tu sia felice quando sei da solo, puoi essere sereno, in pace con te stesso, contento della tua esistenza e grato ma la felicità la vivi con gli altri. Credo che ci siano poche cose belle come rendere felice chi ami, vedere che un tuo gesto gli illumina gli occhi, vedere il tuo amore riflesso nei suoi. Non c'è niente di più bello di donare se stessi, la propria attenzione, la propria cura al prossimo. E perchè questo accada, perchè qualcuno ci doni se stesso, bisogna davvero pensare di meritarselo.

Ringrazio il mio amico per ciò che mi ha mostrato, per avermi regalato un attimo di commozione e di autentica consapevolezza alla Feltrinelli. Dove una volta c'era Ricordi, ci tengo a sottolinearlo.

sabato 3 settembre 2011

Quando

Quando ti si apre il latte detergente nella borsetta capisci che l'unica legge a cui no, non si può proprio sfuggire, che non può essere aggirata in nessun modo è quella di Murphy.

Quando vedi delle sessantenni in spiaggia in topless l'unica cosa che puoi pensare è: Inaccettabile. Proprio come se fossi John Cage di Ally McBeal: totalmente inaccettabile.

Quando inizia a mandare a quel paese le persone quando se lo meritano hai fatto dei progressi. Grandi progressi.

Quando qualcuno ti spezza il cuore e non chiede nemmeno scusa non fa una cosa bella.

giovedì 1 settembre 2011

Silenzi

Ultimamente parlo sempre meno. Io che di solito sono logorroica. Però parlo di meno. E parlo di meno per alcune ragioni, di cui probabilmente non può fregare di meno a nessuno ma che comunque esporrò perchè parlo di meno ma scrivo di più. Non si può smettere tutto.

Parlo di meno perchè quando ti metti a spiegare una cosa, molto spesso, devi raccontare non solo i fatti, ma anche gli antefatti, i postfatti, talvolta gli strafatti nonchè i corollari. Ciò è noioso. Per chi deve raccontare ma soprattutto per chi ascolta. Tanto alla fine l'essenza delle cose è una, non servono diecimila parole di contorno. Credo sia invece più utile distinguere tra persone che ti capiscono e persone che non ti capiscono. Con le prime poche parole bastano per andare in profondità e instaurare una piacevole condivisione, con le seconde è assolutamente inutile interloquire. A meno che uno non ami la frustrazione, allora sì, discutete pure all'infinito con chi ha una visione del mondo opposta alla vostra. Non dico che il confronto con punti di vista diversi non sia sano, stimolante, arricchente, per carità. Ma TROPPO diversi, allora sì, alla fine diventa un parlarsi addosso. Scappare dal parlarsi addosso, scappare sempre.

Parlo di meno perchè per anni ho fatto una fatica immane in varie occasioni sociali in cui nessuno spiccicava verbo a trovare argomenti di conversazione che potessero coinvolgere tutti. Gli altri pensano tu sia egocentrica e non si rendono conto della fatica che in realtà stai facendo perchè non si crei una situazione di mutismo globale che imbarazza e tedia tutti. A me piace ascoltare, mi piace sentire quello che gli altri hanno da dire, ed è diecimila volte più rilassante che non preoccuparsi di tirar fuori un argomento x. Quindi, anche in quelle situazioni, ogni tanto ora lascio che si crei il silenzio. Sembrerò più scortese di prima ma amen, è tempo che anche gli altri imparino a comunicare.

Parlo di meno perchè se parli di meno riesci a osservare ciò che hai dentro, intorno e di fronte con più attenzione. E osservare è importante. Conosco pochi buoni osservatori e li stimo molto. Hanno la capacità di fare e dire la cosa giusta al momento giusto non perchè siano supereroi ma perchè appunto, raccolgono molti più dati delle altre persone e sanno farne poi buon uso.

In buona sostanza ultimamente mi piace molto stare con persone che parlano, comunicano, il giusto e l'interessante, e ascoltarle, concentrarmi su di loro anzichè su di me, imparare e vivere cose nuove che non potrei vivere se non attraverso loro, interrogarmi su situazioni che senza di loro probabilmente non prenderei minimamente in considerazione.

Per questo voglio ringraziare una persona che recentemente si è aperta con me, che mi ha aperto la sua interiorità con naturalezza e con onestà, che mi ha permesso di entrare un po' nel suo mondo, di riconoscermi in alcune cose e di prendere le distanze da altre. Non ci è voluto molto, è bastata una panchina di fronte al mare e la voglia di raccontarsi a vicenda, il piacere di ascoltarsi a vicenda.

In altre situazioni invece questa magica alchimia non si crea. E allora sì, la scelta migliore per me non è il chiacchiericcio superficiale, l'elogio del più e del meno, ma il silenzio. Perchè i silenzi, nel loro drammatico ermetismo spesso esprimono molto più delle parole, è un concetto banale ma non per questo meno vero. Un silenzio può essere intimità così profonda che non ha bisogno di parole, ma anche distanza così incolmabile che nessuna forma di dialogo o monologo sarebbe comunque appropriata o utile per accorciare quella distanza. Si tace, e nel mentre, si osserva.