lunedì 23 luglio 2012

Alessandra.

A più di un anno di distanza accade ancora. Arrivano le lacrime. E le lacrime non arrivano quando mi chiedono di descrivere come è morta, che cosa è successo, quando... Le lacrime arrivano quando mi chiedono come sto rispetto a questa morte, a come me la vivo, a come ho vissuto questo primo anniversario.
La verità è che lei mi manca terribilmente.

Molte volte mi trovo a pensare che lei saprebbe che cosa dire, solo lei. Lei mi diceva sempre la cosa giusta. Lei aveva sempre il sorriso che mi riscaldava l'anima. Lei rideva e mi capiva. E ogni messaggio, ogni email erano un regalo, un'ispirazione, una gioia.

Ti ricordi Alessandra quando chiacchieravamo e sghignazzavamo al telefono durante l'adunata degli alpini? E quando mi hai abbracciata al funerale di Fabio, tu, l'unica che ha mosso il culo per me, per non lasciarmi da sola in quel momento terribile.

Mio dio quanto ti volevo bene, e ancora te ne voglio. Per questo mi manchi così tanto, perchè hai lasciato un vuoto immenso. Cosa non darei per avere ancora qualche ora con te, per poterti convincere, per poterti abbracciare, per sentirti esclamare cose tipo: Rien de gravissime mais quand meme! oppure: le donne che piacevano la gente ma sceglievano uomini basic che stanno bene con tutto, o ancora: meglio male che troppo male.


Vorrei aver capito. Vorrei aver ascoltato maggiormente anche il tuo silenzio. Perchè tu non ti lamentavi mai, avevi sempre una buona parola, un incoraggiamento per tutti. Mi facevi sentire bella, e amata.


E quando mi hai vista sul tram mentre aspettavi alla pensilina e mi scandivi in labiale al di là del vetro: sei gnocca!!! sei gnoooocccccaaaaaa!!!

Tutta la musica meravigliosa che mi hai passato, e i libri, e la cultura e i francesismi, tu e io, le uniche a pronunciare H&M alla francese perchè noi la Francia la adoriamo e i francesi anche.

Ora quel tuo silenzio è quello che mi rimane, quello che ho dentro. Il silenzio e la mancanza. Quel buio vuoto che sa non tornerai ma vorrebbe anche scoprire all'improvviso che è stato solo un incubo.

Hai scelto il modo più drammatico per esprimerci la tua sofferenza. Sarebbe bastata una telefonata, io avrei risposto. Ma tu volevi solo essere positiva e incoraggiante per gli altri, ti vietavi di condividere col prossimo le tue paure, le tue incertezze, o le sminuivi sempre, sfoggiando subito il tuo bellissimo e luminoso sorriso.

E quando ti ripenso, penso anche che ogni volta che maltratto me stessa faccio un torto a te.

Mi restano le tue email e le tue ultime parole, che taglio per privacy, parole a cui io credetti:


Scusa se rispondo malamente. Sto partendo avec le coeur lourd....
Prenderò quello che viene. Torno venerdì sera.
E si, ti voglio bene anch'io.

A.

Non saresti tornata venerdì, e sì, so che bene me ne volevi. 

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